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Sviluppo sostenibile per legge

di Nicol Degli Innocenti

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28 settembre 2009

Madre Natura ha fatto la sua parte, regalando al Galles una verde terra spazzata dal vento e un mare dalle onde selvagge e dalle correnti turbinose. Il resto però lo hanno fatto i gallesi, che hanno puntato sull'energia eolica, sui moti ondosi e sulle correnti marine quando a Londra il termine "energie rinnovabili" era ancora sconosciuto ai più. Il Governo di Cardiff ha infatti inserito la sostenibilità tra i principi fondanti della sua Costituzione e da anni promuove attivamente sia la ricerca nel settore che la realizzazione di impianti ad alta tecnologia. Il pionieristico Centre for Alternative Technology di Machynlleth, nel cuore del Galles, studia e propone strategie energetiche "verdi" senza sosta da 35 anni.

Il Parlamento gallese ha promosso piani di finanziamento specifici e agevolato l'iter burocratico, mentre l'ente di internazionalizzazione International Business Wales (Ibw) ha puntato ad attrarre investimenti dall'estero. «Siamo l'unico Governo che si è imposto per legge il dovere di integrare lo sviluppo sostenibile in ogni progetto e in ogni decisione, letteralmente in tutto quello che facciamo», dichiara Simon Bilsborough del Welsh Assembly Government. Il Galles è quindi all'avanguardia, ma in un settore in continuo movimento come le energie rinnovabili è impossibile riposare sugli allori.

Finora la priorità è stata l'energia eolica a terra, per sfruttare il vento, risorsa naturale che non manca. Nel 2005 il Governo si era posto l'obiettivo di generare 800 mW entro fine 2010, ma come ha sottolineato il mese scorso Bwea Cymru, la divisione gallese della British Wind Energy Association, poco più di 102 mW sono operativi e altri 300 lo diventeranno a breve, un totale ben lontano dalle attese. L'opposizione dei residenti alla costruzione di impianti eolici ha rallentato la concessione dei permessi e ha portato a grandi ritardi nella costruzione di nuove turbine onshore. «Abbiamo imparato la lezione e ora abbiamo le idee molto chiare – afferma Ron Loveland, direttore dell'energia sostenibile e dell'industria dell'Assemblea gallese –. Le aree strategiche sono state identificate ed entro il 2025 riusciremo a produrre più energia rinnovabile di quanta ne consumiamo».

Se la Gran Bretagna si è posta l'obiettivo del 15% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020, il Galles ha l'ambizione di generare 15.800 mW da fonti rinnovabili per il 2025, un terzo in più del fabbisogno della regione. Per raggiungere gli obiettivi, il Galles ha deciso che il modo più veloce per massimizzare la produzione di energia pulita in tempi brevi è puntare sugli impianti offshore. «Solo gli impianti eolici offshore possono generare l'energia richiesta nei tempi previsti – afferma Colin Kaijaks, responsabile di Ibw per le energie rinnovabili –. È come cogliere i frutti più bassi dell'albero, il raccolto è sicuro. L'eolico onshore deve proseguire ma ha limiti oggettivi, mentre l'energia marina promette bene ma ha tempi più lunghi di otto-dieci anni rispetto all'eolico». È stata avviata la terza fase del progetto offshore nazionale, che una volta completata porterà a una capacità generativa totale di 33 gW, un quarto della domanda dell'intera Gran Bretagna. Il Galles prevede la costruzione di due grandi impianti e a breve scatterà l'assegnazione delle commesse.

Più a medio termine l'energia marina ha un enorme potenziale, dato che le correnti marine sono più prevedibili e affidabili del vento. Un altro vantaggio degli impianti sottomarini è l'impatto visivo minimo. Sono all'opera sia grandi imprese straniere come Siemens Energy e Rwe Npower sia aziende locali come Tidal Energy a Cardiff e Swanturbines a Swansea. Progetti pilota sono già stati avviati sia ad Anglesey sia al largo del Pembrokeshire, con un potenziale di 40mila mW, 4mila dei quali entro il 2025.

In questo campo il progetto di gran lunga più grande all'orizzonte è quello del Severn Barrage, uno sbarramento di oltre 16 chilometri tra Cardiff e Weston che da solo potrà generare il 5% dell'elettricità necessaria all'intera Gran Bretagna sfruttando la marea, che in quel punto è la più alta al mondo dopo la baia di Fundy in Canada. Il passaggio delle correnti marine attraverso le 240 turbine dell'impianto potrà generare 8,6 gW, l'equivalente di otto grandi centrali a carbone. La peculiarità dell'impianto è che produrrebbe elettricità solo due volte al giorno, in due intensi "blocchi" di tre ore l'uno nella fase di bassa marea. «È un progetto unico – dice Loveland –. Stiamo parlando di 150 anni di elettricità prodotta con zero emissioni».

Gli ostacoli sono numerosi. Uno è l'opposizione degli ambientalisti, che temono l'impatto per i pesci e le migliaia di uccelli migratori che popolano l'estuario. Protestano anche le migliaia di surfisti che affollano la zona del Severn per cavalcare le onde del riflusso. Un problema più serio sono i finanziamenti per un progetto di queste dimensioni, che nella sua versione più ridotta costerebbe 5 miliardi di sterline e in quella più ambiziosa 21 miliardi. Sarebbe il progetto infrastrutturale più grande al mondo, dalle dimensioni mai sfiorate finora nelle energie rinnovabili. Lo studio di fattibilità dovrebbe essere completato nella primavera del 2010 e poi spetterà a Londra prendere la decisione sul tipo di progetto e sugli investimenti necessari. «A quel punto saranno imminenti le elezioni nazionali, quindi chissà», sospira Loveland. Politica permettendo, la "rivoluzione verde" del Galles accelererà il passo.

28 settembre 2009
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